Quanto costa procedere in giudizio contro una compagnia assicurativa?

Tra i vari aspetti da considerare prima di fare causa a qualcuno vi è indubbiamente quello economico. Il secondo invece, riguarda i tempi. Nel caso delle Compagnie assicurative almeno il problema della solvibilità, spesso nota dolente quando si decide di far valere i propri diritti, passa in secondo piano. E poi, a chi tocca anticipare le spese processuali? e in cosa consistono? Scopriamolo assieme: io sono Salvatore Anfuso, e di mestiere faccio il patrocinatore stragiudiziale

 

 

I costi di una causa

Forse fare causa a qualcuno non è propriamente “roba da ricchi”, ma di certo chi ha un reddito molto basso non sempre se lo può permettere. Già in passato avevamo parlato della gestione stragiudiziale di un risarcimento danni, adesso analizzeremo uno a uno i costi da affrontare per procedere a giudizio nel caso in cui la negoziazione bonaria della vertenza non sia andata a buon fine.

I costi per procedere a giudizio contro una Compagnia assicurativa possono essere suddivisi in due categorie:

  • costi vivi, ovvero le tasse, i bolli, le notifiche, i diritti di cancelleria;
  • onorario dell’avvocato, comprensivo anche dei rimborsi per le spese affrontate;

In linea di massima è possibile stabilire una regola valida quasi sempre per tutti i giudizi: il costo della causa è tanto più elevato quanto più alto è il valore del diritto da far valere.

 

La notifica di citazione

Tra i costi vivi per fare causa a qualcuno, comprese le Compagnie assicurative, rientra la notifica della citazione, ovvero i costi per far recapitare la raccomandata alle parti in causa. Questi costi si aggirano tra i 10 e i 20 euro per ognuno dei “ricorrenti”, così vengono definiti gli avversari citati a giudizio. Il prezzo può variare a seconda del mezzo scelto per far giungere la notifica a destinazione.

 

Contributo unificato

Una volta notificato l’atto di citazione, questo deve essere iscritto a ruolo in tribunale. Per iscrivere a ruolo una citazione bisogna pagare il contributo unificato, ossia una tassa per la giustizia civile. Tale tassa è tanto maggiore quanto più elevato è il valore della controversia. Per il primo grado si va da un minimo di 43 euro per le cause di valore fino a 1.100 euro, a un massimo di 1.686 euro per le cause di valore superiore a 520.000 euro.

 

Diritti di cancelleria

Nel corso del giudizio potrebbe sorgere la necessità di richiedere copie e documenti dalla cancelleria così come, al termine della causa, sarà necessario ottenere la copia autenticata della sentenza. In questi casi saranno richiesti i diritti di cancelleria e i relativi bolli. Di solito questo costo si aggira tra i 100 e i 200 euro.

 

La mediazione obbligatoria

Per alcune cause infine, è obbligatorio avviare la procedura di mediazione prima di agire in giudizio. Le cause per le quali la mediazione è obbligatoria sono: condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria, diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Se il tentativo di conciliazione non dovesse andare a buon fine, allora si può procedere innanzi al giudice. Il costo della mediazione è di 40 euro. Se però la mediazione riesce, sarà necessario pagare anche il compenso al mediatore che è anch’esso parametrato al valore della controversia.

 

La Ctu

Tirando le somme, i costi vivi per avviare una causa contro una Compagnia assicurativa, che magari non vuole riconoscervi quanto dovuto come risarcimento del danno che avete subito a seguito di un sinistro, potrebbe aggirarsi attorno ai 300 euro circa. A questi però vanno aggiungi altri costi imprevedibili all’inizio. Ad esempio, in corso di causa il giudice potrebbe ritenere necessario avvalersi di un perito, il cosiddetto consulente tecnico d’ufficio (Ctu), per effettuare alcune valutazioni di particolare difficoltà tecnica. Il costo del Ctu è di solito addossato sulla parte che agisce in giudizio o su quella che lo richiede, e il suo valore può variare enormemente, ma in genere si aggira tra i 500 e gli 800 euro.

 

L’imposta di registro

Infine, al termine della causa bisognerà versare l’imposta di registro. In realtà il costo grava sulla parte soccombente ma, dinanzi al Fisco, entrambe le parti sono responsabili in solido. Questo significa che l’Agenzia delle Entrate può pretenderne il pagamento sia dal vincitore sia dallo sconfitto. L’imposta di registro è dovuta in una misura che varia tra l’1% e il 2% del valore della causa. Tutto questo escludendo l’onorario dell’avvocato…

 

L’onorario dell’avvocato

La seconda e più importante voce del costo di una causa è l’onorario dell’avvocato. Ogni avvocato può applicare le parcelle che preferisce, ma di norma tutti quanti sono soliti chiedere un compenso tanto più elevato quanto maggiore è il valore della controversia. Non esiste una tariffa professionale, tutto è rimesso alla libera trattativa delle parti. Di solito tuttavia, tale compenso si aggira attorno al 7-15% del valore del diritto sperato. Per fare un esempio, nella rivendicazione di un risarcimento del valore di 10.000 euro, il legale potrebbe chiedere un compenso variabile tra 700 e i 1.500 euro, oltre ai rimborsi per le spese vive (le spese di benzina, le fotocopie, le eventuali trasferte, eccetera).

 

Il preventivo dell’avvocato

La legge obbliga ogni professionista, ivi compresi gli avvocati, a fornire al cliente un preventivo scritto. Questo preventivo deve tenere conto di ogni possibile voce di spesa che sia prevedibile tra quelle che la parte dovrà sostenere per ottenere la sentenza finale. È quindi dovere dell’avvocato rilasciare un preventivo di spesa al proprio cliente. Questo già potrà servire per farsi un’idea del costo dell’onorario dell’avvocato, e magari confrontarlo con offerte concorrenti. Nella valutazione però, non bisogna cedere alla tentazione di affidarsi solo al miglior prezzo: mai come nelle professioni mediche e legali l’abilità del professionista può cambiare le sorti della “pratica”.

 

Chi deve pagare all’avvio della causa?

Poiché il processo civile, diversamente da quello penale, è un servizio che lo Stato concede ai privati come lo può essere il pedaggio autostradale, a dover pagare le spese di avvio della causa è chi richiede tale servizio. Si tratta cioè dell’ “attore”, come viene chiamato chi agisce in giudizio citando un “convenuto”.

Come si vede, procedere a giudizio contro qualcuno, comprese le Compagnie assicurative, ha dei costi notevoli e dei tempi d’attesa (di cui magari parleremo in un’altra occasione), almeno in Italia altrettanto notevoli. Ivi per cui quando si parla di sinistri stradali o di risarcimento danni a seguito di un infortunio automobilistico, procedere prima attraverso una gestione bonaria o stragiudiziale della vertenza è sempre una buona idea.

DIELLE Infortunistica opera nel settore dell’infortunistica stradale con esperienza, ed è in grado di aiutare il danneggiato a ottenere il giusto risarcimento senza anticipi di spesa e con tempi molto ridotti.